I miei racconti

E' un po' di tempo che pensavo di raccontare qualche episodio che mi è accaduto in questi anni, episodi che non sono riferiti a video o foto che ho postato e che non fanno mai nomi reali delle persone coinvolte. Ho deciso di scriverle perché molti incontri sono stati davvero eccitanti per me e spero lo siano per chi legge. Per aumentare l'alone di mistero sulla mia persone, penso sia anche giusto dire non scriverò tutti racconti reali, alcuni sono situazioni veramente accadute, altre solamente immaginate quando il desiderio era forte ma purtroppo mai accadute. Sta a chi legge decidere, per se stesso, se il racconto sia vero o inventato. Quello che è sicuro e spero possa eccitarvi è che, sia la situazione reale sia quella inventata, le ho vissute mentalmente fino a portarmi all'orgasmo. Buona lettura! 

1. Il responsabile del mio tirocinio

Mi ritrovavo, dopo anni di studio, a cercare di capire dove fare un tirocinio per poter scrivere la mia tesi Triennale. Ho faticato per arrivarci ma finalmente vedevo la parziale fine di questo percorso che sarebbe continuato con la Magistrale.

Inviai alcune richieste tramite il portale dell’università, ma molte di più tramite email per la ricerca online. Un’azienda alla quale avevo mandato la richiesta e il curriculum il giorno prima, mi rispose subito convocandomi per un incontro il giorno dopo. Feci il colloquio che andò molto bene, un normalissimo colloquio che sancì la mia entrata nell’azienda per fare questo benedetto tirocinio di pochi mesi.

Passò qualche settimana di tranquillo lavoro, “tranquillo” che tra lo studio della mattina e il tirocinio nel pomeriggio tre volte a settimana è così tanto per dire, prendendo confidenza con le persone che lavoravano lì, tanto che a volte rimanevo con i colleghi, e le colleghe, fino a tardi per finire dei lavori specifici.

Mai però mi era successo che un giorno il responsabile mi chiedesse di aiutarlo con un suo lavoro, di solito i suoi erano più complicati, non è “roba da tirocinanti”. Al pensiero di essere stata brava nel mio di lavoro accettai di buon grado, anche se l’ora in cui avrei dovuto staccare era passata da un po’ non mi feci problemi se non per il mio fidanzato, che mi stava aspettando di sotto perché venuto a prendermi. Così lo avvisai e prima di ritornare dal responsabile lessi la sua risposta un po’ scocciata: “Mi faccio un giro al centro commerciale, ma ti perdono solo se fai la porcellina.”
Non gli risposi, mi piace farmi guardare sempre, ma andare oltre nel luogo di lavoro lo lascio, per ora, ad altri.
Per altro, sì che avevo una gonna quel giorno, ma senza infamia né gloria, una semplice gonna con dei collant che difficilmente avrebbe attirato molte attenzioni se non per le cosce mezze scoperte.
Ritornai quindi dal responsabile, di pochi anni più grande e anche molto carino, cosa che notai fin da subito perché fu lui a farmi il colloquio per entrare in azienda. Pensando a questa cosa, mi sfiorò l’idea che quella proposta potesse nascondere qualche cosa.

Mandò a prendere qualcosa da mangiare per affrontare il lavoro, aveva pensato a un po’ di pizza e della birra che, dopo un’oretta, mi fece sentire leggera nonostante riuscissi a rimanere concentrata nel lavoro che stavo imparando e che poteva essere decisamente utile alla mia tesi.
Lui era seduto sulla sua bella sedia morbida e grande, io ero al suo fianco su uno sgabello, quando a un certo punto notai che guardava le mie cosce in maniera piuttosto evidente, cosce che la gonna muovendosi sullo sgabello aveva lasciato scoperte. Poggiò quindi la sua mano sopra la mia gamba. Lo guardai come scioccata, feci per prendere la sua mano per spostarla ma era ben salda, a dir la verità anche calda, il che non dispiaceva tanto per questo calore inatteso.
Mi guardava negli occhi mentre prendeva la mia mano che cercava di togliere la sua, accompagnandola fino a farla posare sulla patta dei pantaloni dove si sentiva che già lo aveva attivo.
Mentre lo guardavo anche io, automaticamente accarezzai quel rigonfiamento. Al che cominciai a parlare:
“Non avevi bisogno di aiuto per questo lavoro vero?”
“Noemi ti rispondo subito e senza fronzoli dicendoti che so che fai video con il tuo fidanzato”.
Ok, rimasi senza parole. In questi casi la testa consiglia né di confermare né di negare ma di stare zitta. Anche se la mia espressione gli chiedeva “Come?”
Lui come capendomi rispose alla mia curiosità.
“Quando hai inviato il curriculum quel giorno hai sbagliato ad utilizzare email scrivendo con quella che usi per i tuoi video, ma usando il tuo nome, cognome e ovviamente l’università in cui vai per il tirocinio. Dal momento che le email universitarie sono standard è facile risalire alla tua, perciò ho sostituito l’indirizzo e facendo finta di niente ti ho convocata per il colloquio.”

Mentre parlava io continuavo a rimanere in silenzio aspettando che continuasse, la mia mano continuava a massaggiarlo e la sua cominciava a salire verso l’interno coscia.
“Non pensavo di sfruttare la cosa, volevo solo vedere se professionalmente fossi stata valida mentre io avrei goduto a guardarti. Poi molte volte ti ho vista nei vari momenti di pausa e di nascosto farti qualche foto, magari per far eccitare il tuo fidanzato, e pensando a come eri vestita in quei momenti e cosa fai online la voglia mi è cresciuta.”
Nel frattempo era arrivato con la mano tra le gambe trovando i collant che impedivano di toccarmi in modo diretto, ma per volere del mio fidanzato quel giorno non avevo le mutandine. Morale, i collant erano fradici e gli umori passavano da una parte all’altra dei collant sulle sue mani che avevano cominciato a muoversi sul clitoride dall’esterno.
Insieme a un piccolo gemito gli dissi che guardando i miei video sapeva che non avrei fatto sesso.
“Capisco, adesso però tiralo fuori o vengo nei pantaloni.”

Mi piegai verso di lui dallo sgabello e glielo tirai fuori, mi sorprese perché lo immaginavo più piccolo, non so per quale motivo, ma probabilmente non sarei riuscita a fare una gola profonda. Lo misi in bocca e comincia ad andare su e giù, me lo volevo godere un po’ ma non volevo metterci tanto, il mio fidanzato mi stava aspettando ma sapevo che avrebbe goduto anche lui sapendo quello che stavo facendo. Perciò senza troppi giochi, andavo su e giù accarezzandogli le palle.

Mi fermò e mi disse di mettermi in ginocchio sulla sua sedia, io obbedii e mi aggrappai allo schienale di quella che, dopo lo sgabello, era la sedia più comoda del mondo.
Si mise dietro di me, mi alzò la gonna e mi abbassò i collant totalmente bagnati, scoprendo tutto il mio culetto che spinsi indietro come per porgerlo alle sue attenzioni.
Cominciò ad accarezzarmi per poi cominciare a masturbarmi con le dita, ogni tanto mi leccava il buchetto e alternava l’ingresso con un dito più volte, facendomi arrivare qualche brivido fin dietro al collo.
“Hai proprio un bel culo sai? Peccato non si possa usare!”
Per risposta emisi dei gemiti di piacere. Mi fece girare, quasi sdraiata sulla sedia con un braccio mi teneva su le gambe, legate dai collant abbassati a metà coscia. Con l’altra mano dapprima passò due dita nella mia bocca, le insalivai bene, poi le fece entrare davanti cominciando a masturbarmi per bene. Il modo in cui le dita entravano senza una minima resistenza fece eccitare ancor di più lui quanto me, che sentivo come scivolano dentro e fuori dandomi solo un grande piacere.
Aumentavo i gemiti mentre portava dentro il terzo dito e la sua bocca sul clitoride. Ero talmente eccitata che due minuti di questo trattamento, tra il rumore del clitoride succhiato e il suono delle dita negli umori della fica, bastarono per fargli sentire tutto il mio piacere raggiungendo l’orgasmo, nella speranza che nessuno fosse tornato perché avesse dimenticato qualcosa. Lo dovetti allontanare perché il clitoride divenne sensibilissimo, quindi mi fece alzare e preso il mio posto mi fece mettere in ginocchio davanti a lui.

Ormai non più timida e sentendomi porca veramente, ricominciai a leccare e succhiare il suo cazzo che era ancora più duro di prima. Ero veloce nel movimento ma lui mi bloccava per mandarlo fino in gola.
“Lo devi ingoiare tutto o non mi riterrò soddisfatto del suo lavoro, signorina.”
Provai più volte, andavo giù e ricominciavo il pompino velocemente a più riprese. Mi teneva le mani bloccate, incitandomi a mandarlo in gola. Mi sentivo trascinata in un vortice di piacere mentre la mia fica continuava a bagnarsi senza sosta, quando infine mi prese la testa con l’altra mano accompagnando la testa per succhiarglielo con violenza fino a tenermela giù arrivando finalmente a ingoiarlo tutto… esplose dentro la mia bocca emettendo un gemito gutturale e la quantità del suo sperma fu così abbondante da uscirmi dalla bocca e colargli sulle palle, ma la maggior parte lo ingoiai provocandomi qualche colpo di tosse.

Feci scivolare il cazzo di fuori raccogliendo lo sperma rimasto nei dintorni della bocca.
“Vedo che ti è piaciuto!”
“Un po’ troppo rude per i miei gusti.” Il che era vero, ma mi piace essere un po’ “comandata” in queste situazioni, generalmente dal mio fidanzato.
“Intendevo lo sperma, non le modalità del pompino.”
“La maggior parte delle volte ha un buon sapore sì, ma potevi essere più delicato.”
Mi alzai, dando luce a tutti i miei umori colati per terra mentre gli facevo il servizio, tradendo così quello che avevo appena detto con quello che era evidente che provavo in quei momenti.
Vedendo quel laghetto mi guardò soddisfatto di aver fatto un buon lavoro, ma senza dire nulla.

Mi rivestii per bene, lo salutai velocemente e uscii fuori entrando in auto del mio ragazzo. Durante il tragitto gli raccontai quello che era successo, lui si eccitava ascoltando, io mi eccitavo ancora raccontando. Inutile dire che me lo scopai prima che riuscissimo a tornare a casa.

2. Un gelato al mare

Qualche estate facemmo una breve vacanza al mare, poco più di una settimana ma giusto per staccare un po’ da tutto il resto. Relax completo, la mattina ci alzavamo con calma, andavamo al mare, pranzo nel piccolo appartamento che avevamo affittato li dì fronte, mare il pomeriggio, cena, passeggiata sul lungomare e poi dritti a dormire. No, niente feste o discoteche! Non siamo i tipi.

Relax sì, ma il tutto sempre un po’ condito da un po’ di erotico divertimento, che poteva essere una movenza sexy in spiaggia allungando il telo da bagno a pecorina, costume a brasiliana con costante passaggio al bar dello stabilimento tra le persone che lo frequentavano, e ovviamente corti e leggeri vestitini per le passeggiate la sera, con tranquilli sandaletti per poter camminare.
È durante quell’estate che capii quanto sia eccitante il provocare/non provocare, quel vedo/non vedo che non ti porta necessariamente a un incontro con altre persone ma che sul momento ti fa bagnare e che devi sfogare poi in qualche modo (da sola o col mio fidanzato). In pratica, capii che non dovevo dire nulla e fare quasi nulla per essere una vera porcellina e far felice il mio fidanzato.

Un’occasione capitò una sera in mezzo la settimana, quando le località di mare sono sì frequentate, ma mai come quando arriva il weekend o c’è qualche festa del patrono. Le poche persone che sono lì sono quelle in ferie vere, per rilassarsi, che non pensano ad altro se non a godersi il mare, se sono con la loro famiglia, o a scopare se sono gruppi di ragazzi! Non tutti è vero, ma la maggior parte sì dai.

Come preannunciato all’inizio, avevo un vestito corto e leggero, il costume sotto perché a volte capitava che facessimo un bagno la sera dopo cena prima di tornare a casa, e dei sandaletti con zeppa e un piccolo tacco, classico outfit da mare anche solo per prendere un gelato, che era il nostro scopo principale e finale di quella sera. Capelli raccolti in una coda che partiva verso l’alto. La gelateria buonissima che c’era nello stabilimento mi invogliò a prendere un gelato grandicello, col rischio che il caldo lo facesse scogliere prima di finirlo. Ci sedemmo ai tavolini esterni con poca gente, vista l’ora. C’era giusto un gruppetto di ragazzini associati a un paio di famiglie nel tavolino accanto e un paio di ragazzi che avevano finito di mangiare a un altro tavolino, che furono motivo della scelta del mio ragazzo di farmi sedere ad una determinata sedia. Non me lo disse ma capii, avrei dovuto giocare un po’, niente di particolare. Insomma, un gelato basta leccarlo per far eccitare molti ragazzi, poi l’estate, un vestito corto, le gambe accavallate e un paio di sguardi fanno il resto.

Mangiavo quindi il mio gelato mentre i due ragazzi mi lanciavano occhiate, soprattutto quando invertivo le gambe, mentre lo facevo lanciavo occhiate per vedere se mi guardavano. Non erano malaccio, uno forse era un po’ bruttino ma l’altro era accettabile, ragazzi un po’ anonimi se non fosse per i muscoletti in vista, su quel versante erano molto accettabili!
I pensieri non mi fecero rendere conto che ci stavo mettendo troppo tempo e il gelato si stava sciogliendo e la fretta nel rimediare allo scioglimento imminente non mi fece rendere conto che oltre a leccarlo da ogni lato stavo risucchiando le parti più liquide. Mi fermai di colpo guardando il mio ragazzo che mi stava guardando quasi ridendo, perché lui lo aveva già finito, e si stava godendo l’attenzione che attiravo su di me soprattutto dai due ragazzi, su cui spostai lo sguardo e vidi che mi sorridevano. Di risposta, cambiai l’accavallamento delle gambe e spostai nuovamente lo sguardo sul mio ragazzo:
“Mi si stanno mangiando con gli occhi, stanno lì seduti senza mangiare niente.”
“Avranno ancora fame, tu lasciali mangiare, non mi sembra che ti dispiaccia.”
Mi sbrigai a finire il gelato, non mancando di mettere il cono in bocca quando era quasi finito, in modo da fargli dare un’ultima occhiata prima di andare via.
“Passiamo sulla spiaggia per tornare a casa” mi disse Mirko quando si alzò dal tavolino.
“Hai qualcosa in mente porco?”
“Certo che sì, non fai eccitare solo gli altri con il gelato ahahah” e mi mise una mano sul culo mentre ci avvicinavamo alla spiaggia.
Mi tolsi i sandali prima di arrivare sulla sabbia, notando che anche i due ragazzi si stavano alzando.
“Ci stanno seguendo?”
Mirko si gira. “Sembra di sì, ti dispiace?”
“No, ma da soli sulla spiaggia con due che ci seguono non è molto sicuro.”
Cercò di rassicurarmi affermando che nello stabilimento basta urlare e qualcuno ti sente e accorre in aiuto, non stavamo andando ad infrattarci in qualche posto strano.
Credo anche che cercò di rassicurarmi anche quando all’improvviso prese un lettino chiuso appoggiato a un ombrellone, lo aprì e ci si sedette sopra, tirando fuori il suo arnese e intimandomi di mettermi in ginocchio e cominciare a succhiarlo.
Non fui così sorpresa, quando passiamo per la spiaggia solitamente è così, a volte più romantico ma finiamo sempre per fare qualcosa. È bello in spiaggia, è bello all’aperto ed è bello sotto le stelle anche se in una località di mare come quella poche se ne vedono.
Mi girai a guardare i due che si erano fermati prima di arrivare sulla spiaggia, Mirko mi tirò una mano verso il basso così mi inginocchiai e lo misi in bocca. Pensando a come succhiavo il gelato, posai le labbra sulla sua cappella e feci la stessa cosa, mentre con una mano faccio una sega lenta. Ci stetti un po’ sussultando quando sentii toccarmi i fondoschiena da qualcuno: feci per alzare la testa ma Mirko prontamente me la tenne giù facendomi ricominciare a fare il pompino che stava desiderando.
“Tranquilla, tranquilla, non preoccuparti, continua il tuo lavoro qui.” mi diceva mentre due mani mi alzavano il vestito e cominciavano a palparmi da sopra a sotto. La mano sulla testa di Mirko e le palpate dei ragazzi cominciavano a fare il loro effetto, iniziai a bagnarmi e ad inarcare la schiena.
“Non era proprio così che leccavi il gelato prima” disse uno dei due.
“Ah no? Era più così?” E ricominciai a leccare la cappella di Mirko.
“Brava era proprio così.” disse l’altro “Siamo nello stesso stabilimento, io sono il bagnino se non te ne sei accorta, lui passa da me ogni tanto.”
“Ah mi sembrava di avervi già visto, ma non faccio caso ai bagnini solitamente.”
Mentre ci scambiavamo queste parole, io segavo e guardavo negli occhi il mio fidanzato che era in estasi e mi sorrideva.
L’altro riprese:
“Ci stai facendo impazzire questi giorni in spiaggia con questo culo. Non vedo l’ora di scopartelo.” E mi diede uno schiaffo sulla natica che approvai con un gemito. Sapevo che in spiaggia a qualcuno avrei fatto effetto, ma dovevo subito mettere in chiaro:
“No non puoi, non potete scoparmi”. Sentii che ci rimasero un po’ male.
“Va bene, a noi basta anche una troia a metà.” mi disse l’altro mentre anche lui mi schiaffeggiava il culo. Mai sentita l’espressione “Troia a metà”, ma mi piacque e risposi allo schiaffo con un altro gemito, più forte.
“Fai vedere cos’hai qui sotto, ‘Troia a metà’.“ mi disse Mirko accennando una risatina e togliendomi il vestito e la parte sopra del costume, facendomi poi poggiare il seno sul cazzo per cominciare una spagnola. Di lì a pochi giorni mi sarebbe tornato il ciclo, perciò erano cresciute di molto.

Anche se per questo motivo facevano un po’ male, il cazzo di Mirko scivolava e scivolava tra i seni, ma volevo godere anche io. Quasi a leggermi nel pensiero uno dei due finalmente scostò la mutandina del costume e mi massaggiò le labbra, talmente bagnate che le due dita quasi entrarono da sole, lentamente e fino in fondo. Il gemito è l’unico mezzo che conosco per far capire che mi piace, lo capisce chi mi sta dando godimento e quelli che sono lì per darlo e riceverlo. Al gemito il ragazzo cominciò una lenta masturbazione dentro e fuori, scivolando perfettamente. L’altro era in attesa e mi stava toccando, così lo incitai a tirarlo fuori guardandolo prima negli occhi e poi sui pantaloncini che aveva già sbottonato.

Il cazzo di Mirko cominciava a fare attrito, così lo insalivai prima di rimetterlo lì in mezzo, prima di baciarlo appassionatamente e prima di prendere in bocca il cazzo del ragazzo che si era avvicinato al mio viso. Lo presi subito tutto, non era grandissimo, e cominciai a tirarlo fuori e rimandarlo dentro con dei movimenti un po' goffi vista la spagnola ancora in atto.

Mirko si alzò, riconobbi lo sguardo che voleva scoparmi, perciò da brava fidanzata mi misi a pecorina sul lettino, era la posizione migliore in quel momento. Mentre Mirko entrava, i due ragazzi si misero di fronte a me e appena gemetti per la spinta da dietro mi ritrovai il primo cazzo in bocca. Questo era più grosso, cominciai a gemere con la bocca piena, so quanto questo piace. Non potevo muovermi troppo, mentre il mio fidanzato mi scopava da dietro, i due ragazzi facevano a turno tra lo scoparmi la bocca e il succhiarmi le tette. Il tutto non era rude, i due ragazzi erano gentili nei modi e questo mi faceva impazzire: farmi scopare la bocca senza soffocare e sentire il seno e il corpo leccati senza avidità mi fecero pensare che fare un po’ di esibizionismo non può che far bene. Non potevo chiedere di meglio in quel momento se non il togliere un po’ di sabbia dalla vagina, che seppur colante mi dava un po’ fastidio.

Mirko mi diede due colpetti sul culo, segno che stava per arrivare. Mi tirai via il cazzo di uno dei due dalla bocca e mi rivolsi a loro:
“Finisco lui e poi mi dedico a voi.” Mi misi seduta sul lettino e lo guardai negli occhi mentre lo segavo con una mano per farlo venire, con le palle nell’altra mano. “Sono la tua troietta? Sono brava?”
Rispose solo con un forte gemito e una schizzata che indirizzai in bocca. Ingoiai e lo ripulii velocemente, avevo voglia di tornare dai due ragazzi che erano in attesa a guardare, volevo che tornassero a leccarmi.

Mi sdraiai sul lettino, uno tornò dalle parti del viso per riportarmi il suo cazzo, quello normale, l’altro mi tolse il costume e portandomi con il fondoschiena al limite del lettino si abbassò e cominciò a leccare.
Mentre il primo ragazzo mi prendeva per la coda mandando il suo cazzo fino in gola, vidi che Mirko aveva cominciato a riprendermi col telefono. Cavolo se mi piaceva, in mano a due ragazzi e il mio fidanzato appagato.
“Michè, vieni a riempirgli la bocca col tuo, lascia a me la fica. Voglio sentirla urlare con la bocca piena.” Fanno a cambio e, per la seconda volta, cavolo se mi piaceva! Il ragazzo in basso leccava e mi succhiava il clitoride benissimo, continuavo a bagnare il lettino e cominciavo a gemere con toni sempre più alti. Mi dispiaceva per lui perché io non urlo quando godo, mai, ma capì benissimo quanto mi stava piacendo.
“Ti piace troietta eh, ti piace come te la lecca!”
“Hai una fica da paura.” Replicò l’altro prendendosi una pausa.

Un’altra cosa che scoprii quella sera è quanto mi piace godere avendo la bocca piena: il fatto che aumentavo i toni dei gemiti ma questi erano smorzati dal grosso cazzo dell’altro ragazzo. Questo, insieme alla scopata precedente, insieme a Mirko che riprendeva e insieme alle due dita che entravano e uscivano accompagnando la succhiata del clitoride, mi fece esplodere in un orgasmo fortissimo, ancora di più aumentato in quel momento dal fatto che stavo godendo e nessuno oltre loro tre mi poteva sentire, il cazzo nella bocca faceva il suo dovere.

Tutti e due si alzarono, mi fecero mettere in ginocchio sulla sabbia e cominciai nuovamente a succhiare. Mirko non stava più riprendendo.
“Voglio affogarti” mi disse il ragazzo con il cazzo normale. Detto questo ricominciò a scoparmi la bocca sempre più velocemente, io rimanevo ferma facendo aderire le labbra al suo cazzo cercando di aumentargli il piacere, fino a quando mi venne in bocca gemendo come un porco. Non tantissima, la ingoiai, mentre l’altro stava aumentando la sega e anche se capii dai suoi versi che stava venendo mi schizzò sul viso senza avvisare, questa era di più.
“Oddio si, tutta in faccia.” incitava l’amico.
“Ma dai potevi avvisarmi!” Ero contrariata e glielo feci capire.
Smise di fare versi. “Hai ragione scusami, è che poche volte capita di trovare una troia come te, dovevo schizzarti in faccia.”
Mentre aspettavo Mirko che mi stava tirando fuori dei fazzoletti, il ragazzo si riavvicinò col cazzo alla faccia, era ancora bello pienotto. Senza dirmi nulla e con la voglia di morderlo me lo rimisi in bocca e lo ripulii, resistendo alla tentazione.

Mi pulii e mi rivestii, li salutammo sapendo che li avremmo rivisti il giorno dopo in spiaggia e ci incamminammo verso casa.
“Hai fatto un video da caricare online?”
“Si è spento il telefono perché era scarico…”
Non tutte le serate possono finire in modo perfetto. 

3. I gemelli al parco

Quasi estate!
Stava per cominciare la sessione di esami e avevo bisogno di staccare un po’ prima di cominciare a studiare sul serio. Serata con alcune mie amiche, solitamente non andiamo in giro per discoteche o a far casino quindi ci vestiamo normalmente, ci prendiamo una pizza, un gelato (vero) e poi torniamo casa.
Visto che la serata non aveva ancora una temperatura estiva, misi le calze sotto la mia lunga gonna che, dietro richiesta di Nemo, erano rigorosamente autoreggenti, sia mai che in qualche modo facessi eccitare qualche cameriere! Cosa che puntualmente non accadeva mai ma ok, metterle non era un problema. Camicetta, borsetta e potevo uscire.

La serata trascorse tranquilla, tra cena e gelato facemmo un po’ tardi per essere un giorno in mezzo la settimana, l’indomani sarei comunque dovuta andare in università. Avvisai Nemo per farmi venire a prendere e lui mi rispose quasi subito che era già in zona.
“In questa posizione c’è un parco, ti aspetto qui.” lessi nel suo messaggio, capendo immediatamente che aveva qualcosa in mente. Ero contenta, mi andava di far qualcos’altro prima di andare a casa e i parchi mi piacciono tanto. Seguii la mappa che mi aveva mandato e raggiunsi facilmente l’entrata del parco, era vicino da dove mi trovavo ed era abbastanza illuminato, non avevo timori se dentro c’era il mio fidanzato. Mi fermai prima di entrare e per farlo eccitare mi tolsi le mutandine che misi in borsa, gli avrei detto che non l’avevo portate per tutta la serata.

Entrai nel parco, era completamente vuoto e sentivo solo i miei tacchi che sbattevano sul vialetto. Meglio così, nessuno ci avrebbe disturbato. Dietro una curva trovai la panchina su cui era seduto Nemo ma mi resi conto che non era solo, c’erano due persone sulla panchina di fronte a lui che mi guardarono non appena arrivai. Rimasi immobile. Guardai prima lui per capire e dal suo sguardo capii. Guardai i ragazzi, erano belli davvero ed erano praticamente uguali, capii che sicuramente erano gemelli (o al massimo fratelli). Senza preavviso sentii una goccia, sulla coscia. Già mi stavo eccitando per il parco quando stavo entrando, ora mi era stato dato il colpo di grazia, la mia patatina già bagnata non poteva far altro che cominciare leggermente a colare.
Mi diressi dapprima verso Nemo e gli lasciai la borsetta.
“Guarda e non muoverti.” Non rispose e non si mosse. Così mi diressi verso i due ragazzi che mi fecero spazio per farmi sedere tra di loro.
La prima cosa che feci una volta seduta fu alzarmi la gonna fin sulle ginocchia, per poter allargare le gambe e poggiarle ognuna su una loro gamba. Cominciai a slacciare la camicetta, guardando Nemo dritto negli occhi, che aveva cominciato a toccarsi. “Tirateli fuori.” incitai i due ragazzi, che con solerzia e come per paura di contravvenire a un ordine di un superiore slacciarono i jeans e tirarono fuori velocemente i loro cazzi. Non li vidi subito perché mentre continuavo a guardare Nemo li presi nelle mani e cominciai a segarli, loro iniziarono a toccarmi.
Erano già duri e capii che erano anche larghi, come piacciono a me. Questa sera nella scelta Nemo si è superato! Una mano mi arrivò sul seno dietro la camicetta slacciata, una mano mi arrivò in mezzo alle gambe dopo aver tirato la gonna ancora più su.
“Oddio ma quanto sei bagnata...” disse uno dei fratelli.
“Fammi sentire.” Fece l’altro, aggiungendo la sua mano in mezzo alle gambe insieme a quella del fratello.
Il primo cominciò a mettere dentro due dita, niente di più facile, il secondo cominciò a massaggiarmi il clitoride e cominciai a provare un forte piacere. Finalmente distolsi lo sguardo dal mio fidanzato, mi girai verso uno dei due fratelli e dopo una rapida occhiata al suo cazzo aprii la bocca e gli permisi di mettermi dentro la sua lingua e cominciai a baciarlo. Piccola pausa, poi mi girai e baciai anche l’altro mentre il primo si buttò sul seno. Due minuti. Alternativamente baciavo uno e l’altro, alternativamente mi leccavano il seno, alternativamente mi infilavano le dita senza tralasciarmi il clitoride. Solo due minuti ci misero per farmi raggiungere il primo orgasmo, dopo che per qualche secondo avevano entrambi le dita dentro di me.

Appena finii di ansimare, mi tolsero le dita e subito mi buttai sul primo cazzo, me lo misi subito tutto in bocca perché era largo ma la lunghezza non era eccessiva.
“Avevi proprio voglia… succhia mia cara.” E cominciai a succhiare, andando su e giù stringendo la base con la mano. L’altro non stava a guardare e mi fece sistemare con le gambe all’insù per poterle allargare, ora poteva arrivare con la bocca e cominciò a leccarmi il clitoride che non era la parte che aveva raggiunto l’orgasmo. Mugugnavo con il cazzo in bocca, era buonissimo.
“Cambia dai, fammi sentire come succhia la porca.” Il fratello mi trattenne giù con la testa per un paio di secondi e poi mi disse di girarmi. Così feci, stessa posizione ma inversa, cominciai a succhiare l’altro cazzo non prima di aver visto che Nemo si stava segando sulla sua panchina.
Continuavo a mugugnare, mentre mi succhiava il clitoride un po’ di umori colarono verso il buchetto di dietro, li sentivo benissimo. Il fratello in basso ne approfittò per spostarsi lì e leccarmi il culo.
“Mettigli un dito del culo” disse il fratello che mi stava sbattendo il suo cazzo sulla bocca.
Il fratello si stacco dal culo e guardandomi cominciò a metterne due, lo guardavo di rimando e la mia bocca aperta per il godimento era solo un invito per l’altro fratello a rimetterlo in bocca.
Mentre ricominciavo a fare su e giù sul suo cazzo, l’altro cominciò a far dentro e fuori con le dita e ricominciò a succhiarmi il clitoride, più prepotentemente. La lingua, le dita, il cazzo e i rumori degli umori sul buchetto mi fecero arrivare al secondo orgasmo più forte, con degli spasmi che fecero capire ai fratelli di aver fatto un buon lavoro e che avrei voluto al più presto il loro sperma.

Mi alzai e mi misi accovacciata davanti la panchina davanti quello che stavo già succhiando. Me lo rimisi subito in bocca mentre con l’altra mano ricominciavo a segare l’altro. Poco tempo e mi venne in bocca, dai rumori sembrava soddisfatto quando lo ripulii. Passai subito all’altro mettendomi in bocca prima le sue palle mentre lo segavo e lo guardavo. Sentito uno spasmo, passai subito a succhiargli la cappella mentre continuavo a segarlo e immediatamente anche lui mi venne in bocca, una venuta più abbondante e più buona, ingoiai e ripassai un’ultima volta il cazzo andando giù per poi ritirarlo fuori.

Mi alzai e aspettai che i ragazzi si ricomponessero per poi salutare brevemente e andare via. Senza guardare Nemo andai dietro la sua panchina, mi piegai in avanti e mi appoggiai su di lui per parlargli all’orecchio.
“Tu non vuoi venire?” gli dissi mentre gli tirai fuori il cazzo che aveva rimesso nei pantaloni, cominciai a segarlo da dietro mentre lo baciavo.
“Sei stata brava lo sai?”
“Certo che lo so, ora vieni qui dietro e scopami.”
Non se lo fece ripetere due volte, si alzò e mi raggiunse dietro la panchina, ero già piegata in avanti, dovette solo tirarmi su la gonna e metterlo dentro, ero ancora bagnatissima. Cominciò da subito a sbattermi forte.
“Mettimi un dito in culo.” gli ordinai mentre ansimavo. Lo mise subito.
“Cosa ti piace nel fare queste cose? Dimmi.”
"Mi eccita che mi guardi.” risposi mentre anche io muovevo avanti e dietro il bacino per aumentare la forza delle botte. “So che ti eccita vedermi fare la zoccola con altre persone. Mi piace farmi desiderare da te e da altri, perché so che sono lì a sbavarmi dietro perché già hanno desiderio di me. E mi impegno per cercare di farti provare più piacere possibile.”
Rallentò di colpo. “Ho detto qualcosa di sbagliato?”
“No, c’è un signore con un cane accanto a quell’albero, non l’avevo visto”.
Guardai il signore, stava fumando e aveva un cane al guinzaglio, guardava nella nostra direzione ma la lontananza e la non perfetta illuminazione non faceva capire quanto fosse grande.
Ricominciai a muovere il bacino, volevo finire. Sorpreso, ricominciò a muoversi anche Nemo.
Tenevo d’occhio quel signore che buttò la sigaretta e cominciò ad avvicinarsi.
“Si sta avvicinando.” mi disse Nemo.
“Si lo vedo, fallo avvicinare”.
Ricominciò a scoparmi forte mentre il signore, dopo aver legato il cane alla panchina di fronte, si fermò davanti a noi e accennò ad un saluto prima di tirarsi il cazzo fuori dalla tuta e cominciarsi a segare. Era un signore del tutto normale, non mi creava problemi farmi vedere in quella situazione.
Nemo mi prese per i capelli e cominciò a tirali, nel parco si sentivano solo il ciaf della mia fica, il suo bacino che sbatteva contro il mio sedere e i miei mugugni mentre il signore si avvicinava con la speranza di entrare in contatto con me. Lo accontentai, presi il suo cazzo con la mano e lui mise la sua mano su una mia tetta ancora scoperta. Segandolo venne in poco tempo sulla mia mano, a quella visione anche Nemo tiro fuori il cazzo e mi venne sul culo, mentre io rimasi appoggiata sulla spalliera della panchina con la mano e il sedere sporchi di sborra.

Il signore rimise dentro il cazzo e dopo aver salutato imbarazzato e quasi dimenticando il cane legato si allontanò velocemente. Nemo mi porse dei fazzoletti che avevo nella borsa. Ricomposta, salimmo in auto e mi accoccolai a lui mentre ritornavamo a casa.


4. Ritorno a casa per le vacanze

Natale in famiglia finalmente, torno a Ravenna per salutare i miei genitori, che non mi vedono spesso. Di solito durante le vacanze ci si riposa ma oltre a quello, se si vive lontani, bisogna andare a salutare qualche parente qui e là.
Per non fare troppi giri, ho deciso con i miei di fare una cena con qualcuno di loro e, per avvicinarci alla maggior parte, organizziamo in un ristorante dalle parti di Bologna, facile da raggiungere per tutti. Peraltro il posto lo conosciamo già, bella vista, buon cibo.

Ma ovviamente, la serata non può scorrere liscia, se ho guadagnato sul tempo e sulle fatiche dedicati al giro dei parenti, il karma deve riprendersi qualcosa: la mia calma interiore. Infatti, dopo una mezz’ora che siamo al tavolo, arriva nel ristorante un gruppo di ragazzi, alcuni di loro li conosco e tra quelli c’è Luca, il mio ex. Ottimo. Mi pento subito di essermi vestita carina, vestito corto molto casual, di quelli “fru fru” con gonna un po’ larga, collant e stivaletti con un bel tacco. Niente di che, ma all’improvviso mi innervosisco ricordando di non indossare reggiseno e mutandine: i miei parenti non lo vedono e non lo sanno, ma lui si, e non mancherà occasione per dirmi qualcosa.

Dal tavolo non mi notano subito e faccio scorrere la serata tranquillamente con i miei parenti. Quando finiamo ci alziamo per andarcene e in quel momento si, è inevitabile che ci vediamo. Mi metto la giacca ma questo non aiuta il nervosismo, perché è una di quelle che coprono sopra e lasciano libero sotto, risaltando gonna calze e resto. Quindi mi avvicino al tavolo per salutare, ci sono un paio di ragazze che non vedevo dalle superiori, Luca e poi altre persone conosciute solo di vista con le quali ci si è detti solo “Ciao, come va?” quando ci si incontrava.
Mi invitano a rimanere per quel che rimane della cena, obiettando (non con molta forza) che non sono in auto e che sono con i miei. Luca, come mi aspettavo, si offre di portarmi a casa a serata finita.
“Tranquilla qui di passaggi ne trovi, siamo quasi tutti di Rave, se vuoi ti porto io senza problemi.”
Vado dai miei che stanno finendo di prepararsi, comunicando loro di non preoccuparsi e che sarei tornata con qualcuno di loro. Torno al tavolo, mi tolgo la giacca e mi metto a sedere cominciando a chiacchierare. Non racconto il resto della cena, sono già al dolce e anche io prendo qualcosa.

“Allora ti accompagno io va bene? C’è anche Matteo con noi.” Andava bene per forza: altri non ne conoscevo, le due ragazze invece erano insieme e con una Smart. Abbassa la voce “Tanto sei come al solito senza mutande no? Meglio non farlo vedere ad eventuali altri accompagnatori… “
Appunto. Mi parte un brivido sulla schiena che mi porta a un piccolo sorriso, più nervoso che di soddisfacimento, ma quel tanto basta. Senza rispondere mi dirigo verso l’esterno del ristorante.
Salutati tutti, Matteo mi lascia per galanteria il sedile anteriore e commetto il primo errore: entrando in auto, nell'atto di mettere dentro la prima gamba, la gonna si alza e, ovviamente, Luca è ancora lì fuori di fronte a me. Ha gli occhi fissi sui miei collant senza cuciture, il che gli permette di vedere oltre la loro trasparenza ciò che non porto. Non mi scompongo, lo sapeva già e lo ha solo appurato. Chiudo la portiera.

Siamo vicini all’autostrada per tornarne, quindi la imbocca e decido di rilassarmi un po' per la stanchezza, quando mi poggia una mano sulla coscia, me la accarezza e mi dice:
“Ti ricordi quando me lo succhiavi per passare il tempo in autostrada? Ti va’ di rifarlo?”
Scioccata, mi giro verso Matteo, come per vedere se ci fosse ancora, ma la risposta era ovvia, era ancora lì.
“Oltre che non stiamo più insieme, ti sei reso conto che hai altre persone in macchina??”
“Per me non ci sono problemi!” si sente Matteo da dietro.
“Vorrei proprio sentirti dire il contrario...” ribatto io.
“Dai lo so che ti va’, fammi ricordare come lo succhiavi e quanto ti piaceva il mio cazzo...”
Non ribatto ancora, tanto so che mi va’, soprattutto ricordando com'era bene messo e dopo alcuni giorni di astinenza ho proprio voglia di immergermi nei ricordi. Nonostante ci sia un guardone.

Riguardo Matteo che sorride, alzo gli occhi al cielo e mi piego verso Luca allungandomi con la cintura di sicurezza.
“Rallento e mi metto sulla destra, ma levati la cinta e mettiti a pecora.”
Così faccio, memore delle sue richieste che ai nostri tempi volevo accontentare da brava fidanzatina. Non prima di legarmi i capelli.
Slaccio i jeans di Luca e lui se lo tira fuori sistemandosi comodo sul sedile mentre guida. Il cazzo è già pronto, perciò non mi rimane altro che metterlo in bocca col pensiero che anche Matteo mi sta guardando.
“Tira fuori le tette.”
Così faccio, di nuovo. Abbasso le spalline del vestito e lo tiro un po’ giù, le tette penzolano in basso non avendo il reggiseno.
Come immaginavo, Matteo non si limita a guardare, allunga una mano su una tetta, con l'altra sento che slaccia la cinta per aprire i pantaloni e cominciare a toccarsi. Questo mi porta a insistere sul cazzo di Luca, sempre più giù.
Guida tranquillo, senza gemiti e senza movimenti, sembra godersi il pompino alla guida. Ad un certo punto abbassa il finestrino e sento un rombo di camion dietro di me, subito dopo un clacson che si allontana. Capisco che mi ha mostrato a un camionista arrapato.
“Che porca che sei.” mi informa Matteo mentre con la mano passa sul sedere alzandomi il vestito.
“Abbassati le calze.” mi ordina Luca con voce pacata.
Ancora una volta faccio come mi dice, poggiando la testa sulle gambe mentre gli lecco le palle, mi abbasso i collant con le mani rivelando anche a Matteo l’assenza delle mutandine.
“Mattè lavoramela che tra poco esco a Cotignola e ci fermiamo un po'.”
Allargo un po’ le ginocchia, Matteo passa la mano dal culo alla coscia, dalla coscia alle labbra e comincia ad entrare con le dita, senza troppe complicazioni.
“Non devo preparare niente, potrei farle entrare la mano intera per quanto è bagnata.
“Non ci provare, non mi piace.” mi ribello smettendo per un attimo di succhiare.
Mi rilasso appena comincia a passare le dita sul clitoride, comincio a sentire un piccolo godimento mentre in bocca ho il cazzo di Luca che non vede l'ora di scoparmi. E che io non vedo l’ora di scoparmi.

Luca rallenta e curva, stiamo uscendo dall'autostrada.
“Senti qua.” e Matteo muove le dita per far sentire lo sciacquettio della mia fica piena di umori.
Luca non si scompone, mantiene sempre il suo cazzo duro per me e dopo qualche minuto raggiunge un luogo che non vedo e si ferma.
“Vai dietro e succhialo un po' anche a lui, ora ti faccio ricordare come ti piaceva a pecora.”
Mi alzo, mi guardo intorno e vedo un piazzale illuminato ma vuoto. Esco dalla macchina così come sono con i collant abbassati e rientro dallo sportello posteriore, sempre a pecora come indicato da Luca, diretta su un altro cazzo che nel frattempo si è sistemato per farmelo prendere in comodità.
Bello, anche il suo, non ne avevo la minima idea. Perciò comincio a leccarlo contenta e a metterlo in bocca, a volte mandandolo fino in gola.
“Dio mio...” Matteo è contento, Luca è già dietro di me che me lo sbatte sulle natiche.
“Devi mettere il preservativo Lù.”
“Ma come il preservativo, ci conosciamo da anni e abbiamo scopato centinaia di volte senza.”
“Preservativo o niente, non stiamo più insieme da tanto...”
“Cazzo… non stiamo insieme ma come ti ci sei fiondata sul cazzo appena te l’ho proposto! Mattè dimmi che li hai…”
“Ringrazia dio perché io lo sto già ringraziando...” e dopo aver cercato nella tasca della giacca passa un paio di preservativi a Luca che, come per vendetta, mi dà un forte schiaffo sulla natica, poi comincia ad entrare senza resistenza, come preannunciato da Matteo.

Comincia a sbattermi, mentre mi ritrovo il cazzo di Matteo a fare avanti e indietro oltre al su e giù classico. Mi piace da impazzire. Matteo mi massaggia le tette e Luca rallenta ogni tanto per schiaffeggiarmi, senza farmi male. Ricorda come mi piace.
Il cazzo di Matteo diventa pian piano più grande di com'era all'inizio perciò mi godo ancora qualche sbattuta da Luca e poi decido che voglio saltarci sopra.
“Tocca a te ora che dici? Posso saltarci sopra?” chiedo mentre si sente il ciaf degli umori ai movimenti di Luca.
“Tutto tua zoccola... posso chiamarla zoccola?” chiede a Luca come se a decidere fosse lui.
“Si puoi chiamarmi zoccola...” rispondo guardando l’aria soddisfatta di Luca.

Mentre Matteo si mette il preservativo, mi levo uno stivaletto per togliere una gamba del collant, mi rimetto lo stivaletto e mi metto sopra di lui.
È duro e lo dirigo senza troppe moine nella fica, comincio a farlo entrare e uscire e rientrare tutto quanto insieme.
Matteo mi succhia le tette e mi allarga le natiche, tenendomi il culo da sotto per aiutarmi a salire e scendere mentre ansimo per la forza con cui salto sul suo cazzo.
Luca si avvicina, mi bacia con la lingua e con la mano scende sul culo dove col dito incontra il buchetto del culo. Gli umori sono arrivati fin lì mentre sbatto la fica sul cazzo di Matteo, lo sfregamento del clitoride sul suo pube mi fa gemere e mi porta ad affondare ancora di più, perciò mi piace quando il dito di Luca entra, dapprima a metà, poi tutto. Mi piace, non penso ad altro che mi piace la situazione in cui mi sono venuta a trovare...

“Che ne dici di darmi il culo per la prima volta eh?” propone Luca
“No,” lo guardo in cagnesco e mi fermo col cazzo di Matteo interamente dentro la fica e il dito di Luca nel culo, il primo che pulsa, il secondo che si muove lentamente. “non voglio adesso e non è questo il momento, magari in separata sede, ma non ora.
Matteo si agita e si lamenta:
“Si ok ma non ti ho detto di fermarti.” mi alza di qualche centimetro facendo uscire il cazzo quasi fino alla punta, poi lo rimette dentro e comincia a scoparmi da sotto tenendomi ferma. Libidine. Lo fa forte, in un punto che mi piace, sbattendo nello stesso punto in cui si trova il dito di Luca.
Presa così all'improvviso comincio a godere e urlare, l'insieme dei movimenti mi piace tantissimo in quel minuto di botte di cazzo. Rallenta e mi guarda soddisfatto. Fa una pausa col cazzo ancora dentro, cosa che ribadisco sempre perché mi piace troppo averlo tutto dentro, e premo per sentire come si gonfia sulle labbra. Poi mi sposta e Luca mi fa sdraiare sul sedile, mi allarga le gambe e rientra con il suo cazzo.

È di nuovo il suo turno e comincia a scoparmi.
“Lù spostala più qua che glielo metto in gola.”
Mi fanno spostare con la testa verso lo sportello, Luca continua a scoparmi, lentamente ma con colpi assestati, lo attiro a me con le mani sul suo culo mentre allargo le gambe il più possibile. Matteo leva il preservativo e mi mette il cazzo in bocca e la posizione da dietro gli permette di mandarmelo fino in gola. Per poco perché non respiro, lo tira fuori e riprendo fiato, poi continua a scoparmi la bocca. Luca mi scopa sempre più forte, ritmicamente in modo da aumentare il piacere. Non lo vedo perché ho le palle di Matteo che fanno avanti e dietro sui miei occhi. Fa riposare la mia bocca ma mi sbatte il cazzo in faccia.
“Scopala forte dai!”
“Chiamami zoccola.” gli dico mentre tiro fuori la lingua per farci sbattere il cazzo.
Me lo rinfila in bocca, non entra con tutto il cazzo in bocca ma si abbassa per raggiungere il clitoride. Con una mano si regge aggrappato a una mia tetta, con l'altra mi sgrilletta.
“Dai zoccola facci sentire come godi.”
Sto impazzendo, Luca mi vede fare la zoccola come mai mi aveva visto in passato e dietro suggerimento di Matteo comincia a scoparmi più forte e più veloce, e mentre lancio urla soffocate mi fanno quasi raggiungere l’orgasmo. Sento che sto bagnando tutto, al diavolo, non è la mia macchina, posso godere come voglio.

Entrambi tirano fuori i loro cazzi, Luca si sposta e mi aiuta a rialzarmi ed uscire dalla macchina, poi si rimette seduto sul sedile.
“Succhiami il cazzo che devo sborrare.”
Si leva il preservativo, mi abbasso e mi sbatto il cazzo in faccia prima di rimetterlo in bocca per un altro pompino.
Matteo si ripresenta dietro di me, entrambi siamo fuori dall'auto, io piegata a succhiare il cazzo di Luca, lui a segarselo guardandomi.
“Alzati, una pecora la devi anche a me.”
Si rimette il preservativo, mi preparo alzandomi e allargando le gambe, per poi riabbassare la testa verso il cazzo di Luca. Sono in piedi ad aspettarlo mentre Luca si prepara a sborrare.
Matteo mi allarga i glutei e mi mette la lingua nel buchetto, ho un brivido di piacere, ma sono contenta quando si rialza per rientrare da dietro nella fica.
Comincio ad affondare veloce con la bocca sul cazzo di Luca, incitata e spinta dal cazzo di Matteo che intanto mi schiaffeggia il culo e mi chiama zoccola.
“Dai zoccola fallo sborrare.” e mi sbatte forte col bacino sul culo mentre il cazzo entra tutto e velocemente.
Succhio il cazzo di Luca, lo sego e gli lecco la cappella. Non ce la fa più e mi preparo per farmi sborrare in bocca come so che piace a lui.
Arriva il primo fiotto mentre i colpi di Matteo continuano a farmi gemere.
Secondo fiotto e intera sborrata, la trattengo in bocca tutta quanta con soddisfazione nonostante le botte di Matteo mi sbattano avanti e indietro, mentre Luca geme di piacere.

“Manda giù ora e puliscimi il cazzo.”
Obbedisco ancora, Matteo tira fuori il cazzo e mi abbasso per pulire il cazzo di Luca. Ma io devo ancora venire, non manca molto.
“Non levarti il preservativo e sdraiati, voglio venire anche io.” ordino a Matteo.
“Per terra?”
“Si per terra!” adesso voglio dare io qualche ordine.
Si sdraia. Mi presento a gambe larghe sopra di lui, alzo la gonna e mi abbasso infilando il suo cazzo nella fica. I tacchi mi aiutano a sorreggermi sui piedi, la mano sul suo petto mi dà la stabilità per cominciare a muovermi su e giù con il culo.
Senza troppi complimenti comincio a salire e scendere fino a che il culo non tocca le sue gambe. Mi giro verso Luca:
“Vieni qui e mettimi il dito come facevi prima, non stare lì impalato.”
“Giusto, qui l’unica impalata devi essere tu.”
“Madre che zoccola Lù che avevi tra le mani.”
Luca non se lo fa ripetere due volte, si avvicina e da dietro infila agevolmente il dito mentre il cazzo di Matteo continua ad essere percorso dalla punta alla base dalla mia fica.

Non riesco però a muovermi bene, Luca leva il dito e in un momento di pausa lo faccio mettere in modo che possa sorreggermi a lui con una mano. Ora sono più stabile e riesco a muovermi con più forza di prima, mentre Matteo mi mette alcune dita in bocca e con l’altra mano mi palpa il seno.
Mentre alzo e abbasso la fica ritmicamente sul cazzo di Matteo, vedo Luca mettersi in bocca due dita e poi fa quello che penso, ritorna sul mio culo e le infila entrambe dentro mentre sto già godendo tantissimo. Il piacere aumenta sentendo che il cazzo di Matteo e le dita di Luca si toccano tramite la parete interna che li divide.
Succhio avidamente le dita di Matteo, ansimo e con l’altra mano lascio la gonna che stavo tenendo e comincio a masturbarmi velocemente.
I miei gemiti aumentano, così come le incitazioni di Luca e Matteo, che ogni tanto mi lascia la tetta per far partire qualche schiaffo sulla mia natica oramai rossa, per poi ripresentarsi a stringermi la tetta.

Comincio ad emettere qualche gridolino soffocato dalle dita di Matteo in bocca. Luca continua a muovere le dita nel culo, Matteo continua a mantenere il cazzo durissimo mentre viene continuamente inghiottito dalla mia figa grondante. Io continuo a succhiare le sue dita e la mia mano non lascia riposo al clitoride che, ad un certo punto, non ce la fa più ed esplode insieme alle mie urla di piacere e agli umori decisamente più liquidi del previsto, che sporcano il cazzo di Matteo fino ad arrivare all’inguine. Mantengo il movimento ed emetto gemiti per qualche altro secondo, poi rallento e pian piano mi fermo, con tutto il cazzo su per la fica e le dita nel culo per metà. Il cazzo pulsa ancora sulle labbra rigonfie.
Luca toglie lentamente le dita e mi schiaffa il culo dove non era ancora rosso. Matteo mi lascia la tetta e mi libera la bocca. Mi alzo, decisamente soddisfatta, si alza anche Matteo.

“Sto per sborrare, dove la vuoi?”
“Dove ti pare, ho finito le mie pretese per oggi.”
“Sborrale in faccia, zoccola fino in fondo.” gli suggerisce Luca.
“Mi hai letto nel pensiero!” risponde Matteo con entusiasmo.
I capelli sono già legati, sposto la coda per non farla sporcare. Mi abbasso, tette al vento e con la lingua di fuori in attesa di Matteo. Mi sbatte come al solito il cazzo in faccia e comincia a segarsi appoggiando la cappella sulla lingua. Ci vuole davvero poco, sento il primo spasmo del cazzo sulla lingua, lo alza e dirige tutto verso la mia faccia che accoglie la sborra con gli occhi chiusi e un sorriso malizioso.
Mi alzo e qualcosa mi cola sul seno, mentre lecco gli angoli della bocca Luca mi passa dei fazzoletti per pulirmi. Immancabile lo schiaffo sul culo di Matteo, come a dare il segnale che abbiamo finito, come si fa con i fuochi d’artificio.
“Andiamo ora che si è fatto tardi. Domani mi alzo presto che parto!”

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